Miserando atque eligendo

Stemmi Episcopali

Card. Jorge Mario Bergoglio


Questo motto, tratto dalle Omelie di San Beda il Venerabile (Omelia 21), è stato scelto quando mons. Jorge Mario Bergoglio fu nominato vescovo. 
Lo descrive lui stesso, commentando l’episodio evangelico della vocazione di San Matteo: “Vidit ergo lesus publicanum et quia miserando atque eligendo vidit, ait illi Sequere me”
(Vide Gesù un pubblicano e, siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: Seguimi – Matteo 9,9).
Dopo l’elezione al soglio pontificio Papa Francesco ha deciso di confermare il motto “Miserando atque eligendo”, e nei tratti essenziali anche lo stemma che aveva come arcivescovo, caratterizzato da una lineare semplicità.
Nello stemma, in alto, campeggia il segno distintivo dell’ordine dei Gesuiti, da cui proviene il papa (la “Compagnia di Gesù”): un sole raggiante e fiammeggiante da cui si sprigionano le lettere, in rosso, IHS, monogramma di Cristo. La lettera H è sormontata da una croce; in punta, i tre chiodi in nero.
Gesù ha guardato Jorge Mario Bergoglio con misericordia e l’ha scelto di nuovo, l’ha scelto non per essere Matteo - uno degli apostoli, come finora è stato - ma per essere Pietro: colui che per primo deve seguire Gesù e diventare guida di tutti gli altri discepoli e apostoli.
Lo vide non tanto con lo sguardo degli occhi del corpo, quanto con quello della bontà interiore. Vide un pubblicano (chiamato Matteo) e, siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: «Seguimi».
Gli disse «Seguimi», cioè imitami. Seguimi non tanto col movimento dei piedi, quanto con la pratica della vita. Infatti «chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato» (1 Gv 2, 6).
Questa omelia è un omaggio alla misericordia divina ed è riprodotta nella Liturgia dell’Ufficio delle letture della festa di San Matteo. 
Essa riveste un significato particolare nella vita e nell’itinerario spirituale del Papa. Infatti, nella festa di San Matteo dell’anno 1953, il giovane Jorge Bergoglio sperimentò, all’età di 17 anni, in un modo del tutto particolare, la presenza amorosa di Dio nella sua vita. In seguito ad una confessione, si sentì toccare il cuore ed avvertì la discesa della misericordia di Dio, che con sguardo di tenero amore, lo chiamava alla vita religiosa, sull’esempio di Sant’Ignazio di Loyola.
“In quella confessione – racconterà lui stessi alcuni anni dopo – mi accadde qualcosa di raro, non so cosa fu, ma cambiò la mia vita; direi di essere stato sorpreso con la guardia abbassata”. [...] “Fu la sorpresa, lo stupore di un incontro; mi resi conto del fatto che mi stavano aspettando. L’esperienza religiosa è questo: lo stupore di incontrare qualcuno che ti sta aspettando. Da quel momento per me Dio è colui che ti ‘anticipa’. 
Lo stai cercando, ma Lui ti cerca per primo. Lo vuoi incontrare, ma Lui ci trova per primo”
 

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